Pomodoro di Pachino

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il cosiddetto “pomodoro di Pachino” non è nato nella zona di Pachino (in particolare le varianti note come “ciliegino” e quella “a grappolo”): qui le coltivazioni di pomodori risalgono al 1925, ma si trattava di normali pomodori da insalata dalle dimensioni ordinarie e variabili. Pomodori simili a quello di Pachino, di forma rotonda e taglia abbastanza ridotta, a volte di caratteristico colore giallo-rossastro, erano invece coltivati a livello familiare in tutto il Meridione d’Italia, senza alcun sbocco commerciale: erano pomodori «da serbo», destinati all’autoconsumo durante il periodo invernale proprio perché dotati di particolari doti di serbevolezza: a tal fine, si conservavano uniti in grappoli tenuti al riparo dalle intemperie stagionali, appesi all’interno o all’esterno delle abitazioni, in quest’ultimo caso protetti dalle precipitazioni grazie allo spiovente dei tetti. Fu solo nel 1989 che un’azienda israeliana produttrice di sementi, la HaZera Genetics, agendo tramite una sua società controllata, produsse in Sicilia due nuove varietà dette Noemi e Rita, quest’ultima “a grappolo”.
La prima accoglienza della nuova variante fu di diffidenza, ma poco a poco essa si affermò ed ebbe un grosso successo. Poiché il territorio agricolo di Pachino e dintorni è particolarmente adatto alla coltivazione di questa variante, essa ha assunto il nome commerciale di “pomodoro di Pachino”. Da tenere presente che il primo seme denominato Noemi non è più in produzione da tempo, soppiantato da altre varianti che nel frattempo sono state da esso derivate.
È importante osservare che le varianti Noemi e Rita, e le successive varianti migliorative, oggi coltivate a Pachino e dintorni, sono state ottenute con la cosiddetta tecnica selettiva MAS (MAS è l’acronimo di Marker Assisted Selection, cioè selezione assistita da un marcatore. Essa parte dal classico incrocio tra piante con caratteristiche diverse al fine di produrre gli effetti sperati sulla generazione successiva: la verifica dei risultati desiderati, tuttavia, viene fatta con un’analisi genetica sulle piante figlie, senza dover attendere la crescita delle piante e la maturazione dei frutti; questo permette una notevole velocizzazione del processo di selezione artificiale).
La registrazione IGP del “pomodoro di Pachino” non entra naturalmente nel merito, ma si limita a garantire il consumatore che con tale nome sia possibile commercializzare solo quel tipo di pomodori e che la coltivazione avvenga nella zona geografica indicata dall’IGP.